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Medicine, quali erano i malanni del viaggiatore?

Oggi come nel passato, viaggiare è faticoso. Chi avrebbe detto che gli assidi frequentatori di aeroplani sono afflitti dalla sindrome causata dai sedili di classe economica? E’ stato infatti scientificamente dimostrato che negli Stati Uniti, circa cinquecentomila persone all’anno ne denuncino i sintomi mentre in Giappone, i casi annui sono circa 12.ooo. L’Istituto Riken ha scoperto che un enzima dei globuli rossi, elastase, provoca una malattia nei vasi sanguigni dopo una lunga e prolungata posizione, seduti in spazi ristretti, con complicazioni per i soggetti a rischio.

Patologie e malesseri anche nel passato, imputabili all’attività di viaggiare, ne sono stati riscontrati a bizzeffe.
Innanzi tutto erbe e medicamenti naturali, e poi medicinali sintetici, rappresentavano una voce importante nel bagaglio di un viaggiatore.
Francis Galton, nel Manuale ad uso degli Esploratori dell’800, dedica alcuni capitoli alle Medicine, Malattie e Rimedi, e cita una ventina di disturbi più o meno gravi, che possono colpire il viaggiatore e i rispettivi rimedi. Come curare la febbre, le morsicature delle pulci, il mal di denti, la denutrizione, le vesciche ai piedi, lo scorbuto, le fratture, l’avvelenamento.

Ecco alcuni esempi:
Punture da vespe: sulle punture di vespa, applicate l’olio di nicotina ottenuto raschiando una pipa da tabacco”.
Evidentemente tutti i viaggiatori fumavano la pipa…

Avvelenamento: Galton mette in guardia il viaggiatore che si avventi nelle regioni Nord Africane e quelle SudAmericane, riguardo l’uso da parte dei nativi di avvelenare l’acqua dei laghi come metodo per la pesca. Guai a rifocillarsi se prima non si è ben osservato il luogo. Le erbe impiegate sono la limetta e il Cocculus Indicus, che è molto più potente. “Esse vengono gettate dentro alle pozze d’acqua, create artificialmente con delle dighe di fascine.
Dopo poco tempo, i pesci tornano a galla morti e ai pescatori non rimane che raccoglierli”.
C’è da dedurre che i pesci “neutralizzassero” il veleno e quindi non fosse letale cibarsene…

Come trasportare le medicine. Le medicine dovrebbero essere poste in scatole di zinco con etichette indicanti il contenuto sia sul coperchio che sul fondo. L’etichetta sul fondo serve ad evitare confusioni pericolose nel caso in cui vengano aperte due scatole contemporaneamente e si confondano i coperchi.

Rimedi improvvisati. Emetici. La polvere da sparo diluita in acqua calda pura o con aggiunta di sapone è un eccellente emetico. Per accelerare e favorire lo svuotamento dello stomaco è consigliabile solleticare la gola con una piuma”…Poi inventarono l’Alca Seltzer…

“Se non si è medici di professione, è inutile portarsi dietro molti farmaci. Sono sufficienti alcuni medicamenti prescritti da uno specialista che sia a conoscenza delle malattie più frequenti nel paese dove si va.” Consiglio di Francis Galton oggettivamente saggio.

Medicinali utili in viaggio: “Emetici, blandi e potenti, per i casi di avvelenamento (il solfato di zinco puo’ essere usato anche in caso di infiammazione agli occhi); lassativi; medicine per la diarrea; pastiglie di chinino per la malaria; polvere di Dover, come sudorifero; cloridrina; canfora; acido fenico… glicerina; senapismi per le scottature, garze; nitrato d’argento fuso in bacchette per i morsi di serpente; un bisturi…”

Pulci, pidocchi e cimici, insidiosi compagni di viaggio.
I consigli si moltiplicano a riguardo e secondo le esperienze personali di viaggiatori ed esploratori, la cui testimonianza e saggezza era sovente riportata nei Manuali o Diari utili ai posteri.
L’abate Regis Evariste Huc, in Viaggi in Tartaria scrisse: “…siamo in viaggio da sei settimane, con gli stessi abiti che avevamo al momento della partenza.
Il formicolio incessante da cui siamo tormentati, indica che i nostri indumenti sono popolati da quei ripugnanti parassiti, con i quali i Cinesi e i Tatari hanno grande familiarità, ma che per noi europei, sono oggetto di disgusto e orrore. Abbiamo pertanto acquistato mezza oncia di mercurio, secondo la ricetta cinese. Eccola: prendete delle foglie di tè usate, impastandole con la saliva, sino a farne poltiglia. Poi, mischiatele col mercurio e mettete questa pasta dentro ad una striscia di cotone arrotolata, da appendere attorno al collo. I pidocchi morderanno questa esca, diverranno rossi e moriranno”.

Curzon, nel suo libro sull’Armenia, parla invece di “Polvere italiana per pulci” come il rimedio piu’ efficace contro le morsicature. Detta anche Pirè Oti, essa è ricavata dalla pianta Imula Pulicaria che cresce abbondante in Armenia. Per ottenere il desiderato effetto consiglia di avvolgere la polvere in un pezzo di cotone o lino e legarlo sempre attorno al collo.

Infine l’espediente escogitato da Renzo Manzoni durante la sua prima notte a Sanâa, nello Yemen. Per allontanare la cimici che invadevano la camera ove dormiva, “battei due grossi chiodi alle pareti…alla cui testa legai la mia hamacca….Non avea neppur dimenticato di spandere polvere di pepe sulle corde che la sostenevano ai chiodi. Mi addormentai. Qualche tempo dopo, un gran colpo, che ricevetti assai in basso della schiena, mi sveglio’. Un chiodo aveva ceduto e l’hamacca era cadura a terra col suo ospite. Parve allora che i khutàn non aspettassero altro, perché in un momento furono addosso a me… mi rassegnai a passeggiare sul terrazzo…”

Proverbio “C’è una grande differenza fra un buon medico e uno cattivo, ma non ve n’è quasi nessuna fra uno buono e nessuno”

F.Galton, The Art of Travel 1872