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Il tabacco

– Andrè Thevet
– Rito religioso
– Jean Nicot
– Sigari Montecristo
– Ordine della Tabacchiera
– Il monopolio

New York. Il processo storico con cui l’Unione Europea contava di inchiodare i giganti del tabacco alle loro responsabilità nel contrabbando di sigarette e di riciclaggio di denaro sporco, si è trasformato in una Caporetto giuridica senza precedenti per Bruxelles e per gli Stati Europei che avevano affiancato la Commissione.

A. Plateroti per il Sole 24 Ore, febbraio 2002

L’articolo pubblicato sul quotidiano, riferisce poi che la Corte Federale del distretto Est di New York, ha stabilito il “non luogo a procedere” contro Philip Morris, Nabisco e Japan Tobacco. Il problema non ha nulla a che vedere con la salute dei fumatori e la relativa tutela, bensì con l’intenzione, da parte dell’Unione, di ottenere un risarcimento danni di oltre 90 miliardi di Euro, ovvero l’ammontare del mancato gettito fiscale a causa del contrabbando di sigarette.
La battaglia giudiziaria tra Europa e America è pertanto ancora aperta.

Andrè Thevet
La storia del tabacco è legata al nome di André Thevet. Nato nel 1504, apparteneva all’ordine dei francescani Cordeliers e nel 1555 venne nominato cappellano dell’Ammiraglio francese Villegagnon.
S’ imbarcò sui vascelli messi a disposizione dal re di Francia, allo scopo di contrastare l’influenza spagnola nel Nuovo Mondo con destinazione il Brasile. Il viaggio di Thevet fu breve poiché costretto dalla malattia, ma egli ebbe comunque modo di partecipare alla fondazione di Rio de Janeiros. Il Brasile, scoperto dai portoghesi nel 1500, deve il suo nome proprio ai francesi che s’ispirarono ad un tipo di legno usato per tingere di rosso la lana e il cotone.
Brasil deriva probabilmente dall’equivalente in lingua originale di “brace”, a causa del colore rosso. Andre’ Thevet, oltre a svolgere le mansioni ufficiali di cappellano, aveva anche il compito di esplorare i luoghi all’epoca sconosciuti, raccoglieva uccelli, piante, insetti e fu proprio durante il viaggio in Brasile che vide per la prima volta le piante di tabacco.

Rito religioso
Thevet vide per la prima volta le piante di tabacco e come veniva usato dagli Indios, essi portavano alla bocca dei rotoli di foglie accesi all’estremità e osservò che producevano un denso fumo. All’epoca in Brasile il tabacco era d’uso comune e si coltivava lungo tutta la costa. Veniva utilizzato in diversi modi: mangiato, bevuto, masticato, succhiato, in polvere e fumato, era inoltre utilizzato per riti magico-religiosi, ma anche come medicamento. Fumare era considerato purificatorio, proteggeva dagli spiriti maligni.

“Essi hanno un’erba molto singolare, che chiamano petun e la portano ordinariamente con loro perché ritengono utile a molte cose. E’ molto salubre, dicono, per fare distillare e consumare gli umori superflui del cervello e contemporaneamente fa passare la fame e la sete per qualche tempo. Le donne ne usano meno di frequente. I cristiani che sono stati la’ sono diventati avidi di questa erba e quando hanno cominciato ad usarla non è stato senza pericolo fino a ché non sono diventati assuefatti, perché questo fumo causa sudori e debolezza, fino a cadere in qualche sincope. Questo l’ ho sperimentato su me stesso.”

Jean Nicot
Andre’ Thevet fu il primo viaggiatore che portò in Francia alcuni semi della pianta petun per coltivarli, ma accadde una cosa che lo fece molto arrabbiare. Infatti colui che ebbe l’onore di legare il suo nome alla pianta del tabacco non fu lui, bensì Jean Nicot, da cui deriva il termine nicotina.
Thevet se ne risentì moltissimo e durante la stesura della Cosmografia Universale, scrisse:

“io mi posso vantare di essere stato il primo in Francia ad aver portato il seme di questa pianta e di averlo seminato, in seguito un tale che non aveva mai fatto alcun viaggio,circa dieci anni dopo il mio ritorno dal Brasile gli ha dato il suo nome.”

Il tale, ovvero Jean Nicot, ebbe l’unico merito di aver diffuso la conoscenza del tabacco facendone così apprezzare l’aroma, ma furono i botanici dell’epoca ad imporre tale nome in suo onore. A Thevet vennero comunque riconosciuti ampi meriti nella scoperta di molte altre piante. In un ritratto egli viene raffigurato mentre tiene un compasso con le punte poste su un mappamondo, il testo che commenta il ritratto riporta:

“Ecco l’immagine di Andre’ thevet, l’uomo che senza mai stancarsi percorse la terra intera, l’Europa, l’Asia, l’africa, l’uomo che penetro’ nelle parti piu’ ignote dell’antartico e scopri’ terre dove persone non avevano mai messo piede”.

Sigari Montecristo
Se Thevet fu il primo viaggiatore che portò il tabacco in Francia, Cristoforo Colombo fu protagonista nella storia del sigaro che egli vide fumare per la prima volta sull’isola di Cuba. La produzione dei sigari era assai complessa e consisteva in una lunghissima lavorazione. Dalla semina del tabacco al prodotto finito occorrevano più di duecento fasi di lavorazione. La più delicata spettava ai torcedor (arrotolatori) la cui abilità consisteva nel garantire l’estetica al sigaro e il grado di combustibilità. Nel 1864 vigeva un’usanza nelle fabbriche: ogni giorno gli arrotolatori nominavano un lector che aveva il compito di intrattenere i compagni di lavoro leggendo ad alta voce libri o giornali. Questa tradizione farebbe presumere che i sigari Montecristo siano stati ispirati dalla lettura del romanzo di Dumas. Infine vi erano gli assaggiatori, Catodores, preposti al controllo qualità: fumavano solo al mattino ben due centimetri di sigaro e poi si sciacquavano la bocca con del tè non zuccherato per passare al sigaro successivo.

Ordine della Tabacchiera
L’uso di tabacco ha contagiato il mondo interno, nel 1650 alla corte di Savoia si ballava “il ballo del tabacco”, segno del favore goduto dalla moda. Nel 1700 tutti facevano uso di tabacco: papi, re, cardinali, ambasciatori, medici. Il vizio finì anche per contagiare le donne, tanto che nel 1700 alcune dame fondarono l’ordine della Tabacchiera che asserivano:

“Noi Cavalieresse dell’Ordine della Tabacchiera,
dichiariamo di non aver trovato fino ad oggi nulla all’infuori del tabacco degno di farsi amare costantemente da noi. Il tempo ci fa trovare dei difetti nei nostri amanti, dell’ingratitudine nelle nostre amiche, del ridicolo in una moda che noi cambiamo quattro volte all’anno. Solo il tabacco noi troviamo degni di essere amato.”

Il monopolio
Gli esploratori del passato hanno diffuso l’uso del tabacco, scatenando gli appetiti commerciali delle stati mercantili: gli spagnoli dettero vita alle prime piantagioni ad Haiti nel 1530, gli Inglesi iniziarono nel secolo successivo in Virginia e nel Maryland. Nel Novecento il tabacco si è guadagnato lo status di coltivazione tra le più diffuse sul pianeta, dalla Svezia all’Australia. Gli Stati Uniti sono i maggiori produttori, con più di 1/5 della produzione annua mondiale, seguiti da Cina continentale, India, Brasile, Giappone e Turchia. La moda culminata in Europa nel tardo Ottocento, indusse i costruttori dei primi treni, ad attrezzarli con carrozze per fumatori, detti fumoir e i sarti si prodigarono nell’invenzione dello smoking: la giacca da indossare appositamente onde evitare che gli altri indumenti si impregnassero di odore di fumo. Poi arrivarono i monopoli. O meglio, ci sono sempre stati, sotto forma di tasse per l’importazione, poi sulla produzione che avveniva anche localmente o, sulle proprietà dei terreni adibiti alla coltivazione del tabacco. Infine loro, le multinazionali produttrici di sigarette e la storia è risaputa. Fumare è un vizio piacevole per taluni, ma dannoso per tutti.