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La spedizione del Fram

Nel 1884 vennero ritrovati, all’estremità sub-occidentale della Groenlandia, alcuni resti della Janette tragicamente stritolata dai ghiacci e affondata durante l’eplorazione al Polo Nord del 1881, lungo la costa siberiana.
L’opinione pubblica e scientifica non diede credito a quel ritrovamento, impossibile data la distanza che essi appartenessero proprio alla Janette.
L’unico che la pensava diversamente, fu l’esploratore Nansen, il quale aveva da tempo maturato la teoria della deriva dei ghiacci, ovvero l’esistenza di una corrente marina che dalle isole della Nuova Siberia si dirige verso occidente, passando per il Polo.
Nansen era convinto che una nave che volontariamente si facesse imprigionare dai ghiacci, sarebbe stata trasportata nelle acque dell’Atlantico. In quanto tempo non lo sapeva, forse due, tre anni, chissà?
Fece costruire la Fram, una nave progettata appositamente affinché la morsa del ghiaccio non potesse spaccarla e partì nel 1893 con a bordo provviste per cinque anni e un equipaggio da lui selezionato composto da 12 uomini.
Raggiunto il punto più elevato di latitudine Nord, la Fram rimase tra i ghiacci per due anni. Quello che segue è un estratto del diario di Nansen, dedicato al primo Natale trascorso a bordo, nella lunga attesa che alla teoria seguisse la certezza.

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 Fra ghiacci e tenebre, la spedizione polare norvegese 1893-1896,
narrata da F. Nansen

Capitolo VII
Primo Natale e capo d’Anno sul Fram

Domenica, 24 dicembre 1893
“Vigilia di Natale. Trentasette gradi sotto zero. Nell’ampio silenzio della notte polare ho vagato soletto per la distesa ghiacciata su cui la luna pioveva uno splendido chiarore. E quale ansia mi pungeva al sentirmi così lontano, per la prima volta, nella notte di Natale!
Latitudine osservata 79° 11′ nord. Due minuti più a sud di sei giorni fa. Nessuna deriva.
(…)dai volti di tutti traspariva un non so che tra il solenne e il giulivo (…) tutte le lampade che avevamo a bordo erano state accese, sicchè ogni angolo della camera e dei camerini era inondato di luce. Va da sè che il menù di quel giorno fu più scelto che mai. D’altronde, questo era l’unico modo che avessimo di celebrare la festa. E il pranzo fu invero succulento, e la cena idem. Sul finire, fu portato in tavola un vero carico di pasticcerie, che Juell da varie settimane era venuto preparando per la fausta ricompensa. Poi centellinammo un bicchiere di ponce, e fumammo un buon sigaro, essendoci, ben inteso, il permesso di fumare in camera, data la circostanza. Ma il clou della festa fu quando vennero fuori due cassette con regalucci di Natale. Una di esse era un dono della madre di Hansen, l’altra della fidanzata, la signorina Fougner. Era toccante il vedere la gioia fanciullesca colla quale ciascuno riceveva i suoi regali, quantunque non si trattasse che di una pipa, o di un coltello od altro gingillo qualunque. Erano pur sempre messaggi del nostro paese….

Lunedi, 25 dicembre 1893
Primo Natale a bordo. Temperatura -38° C. Feci un’escursione a sud nello splendore del plenilunio. In una fessura apertasi di recente misi il piede sulla sottile crosta del ghiacco e vi affondai inzuppandomi una gamba. Con questa temperatura, un accidente simile causa poco disturbo, giacchè l’acqua si congela immediatamente senza causare un gran raffreddamento, e poco dopo par di essere asciutti. (…) Ecco il menu del pranzo di oggi:
Minestra in brodo
Pasticcio di pesce, con patate e burro fuso
Arrosto di renna con piselli, fagiuoli e salsa di bacche di mortella rossa
Lamponi di crema
Ciambelle e marzapane (una gradita improvvisata del pasticcere di bordo, il quale s’ebbe le nostre benedizioni)
E per ultimo l’eccellente birra di Ringnes.
Vi pare che questo sia una dieta per gente che deve indurire il corpo alle asprezze della notte polare?
Avevamo mangiato tanto, che la sera nessuno aveva voglia di cenare. A ora più tarda venne servito il caffè, con dolce d’ananas, focaccia di miele, ciambelle alla vaniglia, pasticcini di cocco e varie altre confezioni natalizie del nostro bravo cuoco Juell, e per ultimo, zibibbo e mandorle. (…)
aggiungi il costante buon umore, il giuoco delle carte, opere illustrate quante se ne vogliono, letture buone e dilettevoli, e sonni placidi e profondi.
Che possiamo desiderare di più?
O notte polare, tu sei come una donna, una donna maravigliosamente bella! (…)

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