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“…in treno mi annoio a tal punto, che dopo cinque minuti incomincio ad urlare per il fastidio. Gli altri, nel vagone a fianco, credono che sia un cane dimenticato da qualcuno; nient’affatto, sono io che mi sto lamentando!”.

Flaubert, 1864

Come era possibile che la noia colpisse nell’Ottocento il viaggiatore in treno? Anche oggi è assai noioso per certi versi trascorrere ore e ore sballottati all’interno di un vagone, ma ormai il viaggiatore ha acquisito l’assoluta padronanza di sé in favore del proprio comfort. Non è disdicevole appisolarsi durante il viaggio, si possono leggere riviste, addirittura sfoderare il proprio computer, nonché cellulare e “portarsi avanti” col lavoro. Ma un tempo queste attività erano giudicate impertinenti, non consone al cosiddetto bon ton e sicuramente innaturali e tecnologicamente inimmaginabili. Non va dato per scontato che per il novello passeggero fosse normale osservare i paesaggi in forma diversa, cioè veloci e sfuggenti, lateralmente anziché frontalmente come durante una camminata. I primi passeggeri dei treni a vapore non erano capaci di osservare il paesaggio, dipercepirne comunque una bellezza, suggestione, immagine. E’ infatti in quegli anni che proliferano le litografie che riproducevano quei paesaggi che ai viaggiatori erano “sfuggiti”. Per capire come elaborare bellezza e suggestione del panorama, occorrerà un procedimento culturale evolutivo e ancora parecchi anni. La mancanza di riferimenti culturali atti a percepire il concetto di tempo come transito e non permanenza, tramutavano lo stesso tempo in una situazione da “subire”, pertanto noiosa.

Vennero in aiuto alla noia dei passeggeri i libri. Dal principio si trattò di piccoli opuscoli che riportavano gli orari dei treni, poi gli stessi libriccini si arricchirono di informazioni circa le località in cui il treno fermava, consigli pratici di viaggio e addirittura consigli comportamentali. Si cita a titolo d’esempio il Vademecum del viaggiatore in ferrovia, pubblicato nel 1887 dalla prima rivista italiana dedicata ai viaggiatori. In essa si potevano leggere consigli del tipo:

“Il viaggiatore, il quale si affida allo scompartimento di una carrozza ferroviaria, non è nella pluralità dei casi in quelle condizioni normali della sua vita (…) egli trovasi, e sa di esserlo in un mondo a parte e non vuole grattacapi”.

Ma il vero antidoto alla noia fu escogitato dalla prestigiosa casa editrice Hachette, che inventò nelle principali stazioni ferroviare, il sistema di nolo dei libri, affinchè il viaggiatore potesse disporre di una buona compagnia di viaggio, ovvero una buona lettura e renderla alla stazione di destinazione.