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Abbigliamento

– Introduzione
– Il cappello
– Pantaloni
– Cappotto
– Camicia
– Il pigiama
– Stivali

Introduzione
Per introdurre l’argomento abbigliamento, prenderemo in prestito le parole del celebre Francis Galton che a questo capitolo, nel suo Manuale degli Esploratori Inglesi dell’Ottocento datato 1872, dedicò la seguente prefazione:

“Poiché la varietà dei capi di vestiario è infinita, io mi limiterò qui a dare alcuni consigli e a descrivere un abbigliamento-tipo, adottato con soddisfazione da un viaggiatore di grande esperienza. La possibilità di realizzare uniformi dall’aspetto gradevole, dal prezzo basso e adatte a climi diversi, è stato studiato dalle autorità militari di vari paesi. In anni recenti, le uniformi degli Alpini e le divise di Garibaldi e dei suoi volontari, le famose Camicie Rosse, costituiscono un esempio di abbigliamento adatto a un viaggiatore che badi soprattutto alla semplicità”.

 

La sintesi dello zelante Francis Galton non basta a definire la voce “abbigliamento” nel contesto della storia dei grandi esploratori del passato, scorrendo l’interno delle varie sezioni, attraverso le storie che vi raccontiamo, noterete che in realtà non esisteva un abbigliamento giusto, ma tanti capi di vestiario che ogni esploratore selezionava con cura rispetto al viaggio da intraprendere e a grandi, ma veramente grandi linee, si può dire che il bagaglio era composto da alcuni capi di base:

Il cappello
Non esisteva un copricapo valido per ogni clima e ogni situazione tuttavia la maggior parte dei viaggiatori ed eploratori usava un berretto in feltro, a falda larga adatto a climi caldi e temperati. Altri tipi erano i caschi coloniali, i berretti da caccia inglese o il turbante realizzato avvolgendo attorno al capo una stoffa di mussola. Si evidenzia così, che il cappello assumeva forme e materiali, rifacendosi agli usi e costumi tradizionali del luogo visitato, il viaggiatore cioè attingeva dalla cultura locale, materie prime e funzionalità, come per esempio i copricapi fatti con midollo essiccato di una leguminose tropicale.
Il celebre copricapo invece, utilizzato durante le spedizioni nel continente africano, fu inventato dagli esploratori che al principio, utilizzavano una mussola cucita alla falda del cappello per proteggere il collo dai cocenti raggi del sole durante il cammino.

Pantaloni
Gli esploratori non viaggiavano comodante sprofondati in lussuose automobili, il più delle volte affrontavano i lunghi viaggi a piedi o a cavallo pertanto i pantaloni erano fatti di fustagno o tweed con rinforzi in cuoio nella parte interna delle gambe come quelli dei soldati di cavalleria. Tali pantaloni erano privi di risvolto onde evitare di trattenere acqua e sporcizia, anche se spesso un paio di pantaloni in tessuto impermeabile, veniva indossato sopra gli altri. Inoltre, proprio per permettere comodi movimenti, i pantaloni erano bombati sulle gambe, proprio come quelli che un tempo utilizzavano nelle battute di caccia. Indispensabile accessorio per coloro che viaggiavano a piedi erano le ghette, spesso chiuse da bottoni o fibie e tenute in posizione da una stecca sistemata verticalmente che impediva alle ghette di scivolare sulle caviglie. Infine, i pantaloni erano trattenuti dalle bretelle.
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Cappotto
Sembrerà strano, ma il cappotto che è sicuramente un indumento assai ingombrante e scomodo, faceva quasi sempre parte del bagaglio di un esploratore. Infatti anche se per camminare e cavalcare era più indicata una casacca corta, facile da indossare e da portare, gli esploratori ricorrevano al cappotto quando il freddo si faceva più intenso. Inoltre il cappotto sovente suppliva la necessità di una coperta per la notte.
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Camicia
Le statistiche ricavate dagli appunti dei viaggiatori mostrano l’importanza di utilizzare indumenti di flanella, poiché la maggior parte di coloro che si erano ammalati non portavano indumenti di quel materiale. Certo le camice di flanella potevano andare bene nelle zone più fredde, molto meno in paesi dal clima caldo e umido dove era preferibile utilizzare abiti di cotone, ma soprattutto in zone molto calde o prese di mira da feroci zanzare era assai utile come protezione. Anche il lino era un tessuto molto utilizzato pur avendo una controindicazione: il lino ha la caratteristica di raffreddarsi velocemente sulla pelle, pertanto era assai pericoloso in caso di copiose sudate.
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Il pigiama
Michel de Montaigne, letterato e noto viaggiatore, citò testualmente:

“… bah, perfino là dove ci sono letti consiglierei a un turista di indossare le proprie mutande di lino, dato che le lenzuola raramente o quasi mai sono pulite”

Mr. Moryson invece, più di quattrocento anni or sono, scrisse nel suo Itinerary:

“…nelle locande francesi le camere singole sono rare e il bed fellow è una regola”.

Il bed-fellow era il compagno di letto, un perfetto sconosciuto e le lenzuola erano sempre le stesse anche per l’avventore successivo. Ecco pertanto che nel bagaglio di un viaggiatore non mancava mai un pigiama o meglio una camicia da notte che comunque era utile anche in caso di freddo. Non sempre il viaggiatore cambiava i propri abiti per la notte, dovendo vigilare per evitare di ritrovarsi alla mercè di banditi o animali feroci, quindi in caso di fuga o rappresaglia era consigliabile dormire vestiti.
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Stivali
Ventuno tonnellate di materiale fra cui cibo, vivande, attrezzature, vestiti, rappresentavano il bagaglio al seguito della spedizione australiana del 1860 organizzata dalla Victoria Royal Society di Melbourne. Tra i vestiti figuravano 80 paia di stivali e 30 cappelli di foglie di palma. La fabbricazione degli stivali fu affidata ai detenuti del carcere di Pentridge..

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