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Turismo di massa

“La vera esplosione del turismo di massa si ebbe dopo la seconda guerra mondiale, a partire dall’uso dei pullman, per passare poi alle auto e concludere con gli ormai arcinoti voli charter. In quei primi anni di boom il viaggio in pullman, la creazione di una comunità mobile, non erano ancora considerati un’opzione da pensionati bavaresi. Anzi proprio la grande diffusione dei viaggi in pullman contribuì a creare l’immagine del viaggio di gruppo organizzato.
Tuttavia uno dei mezzi che più hanno contribuito all’esplosione del turismo di massa, è sicuramente l’automobile; a partire dagli anni ’30 in America e dalla fine degli anni ’50 in Italia, quando la 500, la 600 e le ambite sportive prodotte dalla Fiat della gestione Valletta contribuivano allo sviluppo della modernità e al boom economico italiano. Questo distacco nello sviluppo dell’industria automobilistica rese l’America il paese precursore dello sviluppo del turismo di massa, della nascita del mini viaggio del week end.
L’America, paese indubbiamente precursore per la diffusione di massa dei prodotti industriali, divenne per prima la nazione del campeggio.
L’automobile rese il turismo più dinamico, relativamente più diffuso e orientato alla famiglia. Forse proprio in quegli anni nasce la moda del week-end “fuori porta”.Negli anni ’60 e ’70 esplosero i campeggi “motorizzati” e negli Stati Uniti si contavano negli anni ’80 quasi 50 milioni di campeggiatori.
In Inghilterra il campeggio fu introdotto da T.H. Holding, che sperimentati i campeggi americani nel 1853, “predicò il vangelo di vivere in tenda e di spostarsi in canoa, come lui aveva appreso in Canada, e nel 1908 scrisse la bibbia inglese della vita all’aria aperta, The camper’s Handbook.”

Orvar Löfgren

L’avvento dei voli charter

Dopo l’avvento della ferrovia e la diffusione dei viaggi organizzati in treno e in pullman e in automobile, si assiste nel mondo alla diffusione di un nuovo mezzo di trasporto utilizzato dai turisti, ma prima bisogna fare alcune considerazioni.
Durante gli anni 1970 in Europa ci fu una riduzione media del dieci per cento circa dell’orario di lavoro degli operai e il periodo di ferie retribuite arrivò a 4 settimane. Un nuovo mercato delle vacanze era a portata di mano, ma occorreva che il viaggio fosse veloce e comodo per attirare le masse.
La II Guerra Mondiale aveva lasciato come magra eredità, numerose piste di atterraggio in località anche remote e i voli charter (ovvero voli creati sulla base della domanda e non di linea) trasformarono queste località in mete turistiche.. Aerei a reazione e sistemi di prenotazione computerizzata fecero il resto. Da un lato dunque Nizza, Antibes, Rimini muovevano passi veloci per divenire status symbol della vacanza moderna al sud e , dall’altro, Maiorca per esempio divenne la prima località raggiungibile con i voli charter. Un dato per tutti:” tra Maiorca e la Costa del Sol in Spagna i turisti passarono da 6 milioni nel 1960 a 30 nel 1975!” Questa colonizzazione di massa richiese in breve altre terre da turisticizzare: le Canarie per esempio, che offrivano il sole anche d’inverno. In sole 4 ore di viaggio ci si poteva ritrovare al caldo.

La scalata del turismo di massa era appena iniziata: le Canarie vennero letteralmente trasformate in un turistificio nel giro di pochi anni ed era solo l’inizio.
Poi il turismo di massa si orientò verso la Grecia, più caratteristica, la Turchia, Tunisia, Marocco , Egitto ed Israele. Allo stesso modo negli anni ’60, il Portogallo divenne un’alternativa alla Spagna. Lentamente la cortina di ferro sfumava e parallelamente il turismo di massa avanzava verso la Jugoslavia, Romania, Bulgaria.
Qualche difficoltà in più fu causata dall’economia socialista statalizzata che procedeva pe piani quinquennali: in Bulgaria tutto era centralizzato nella Balkantourist di Sofia e cibi e bevande erano prenotati in anticipo. Un’improvvisa esplosione di turismo ebbe conseguenze disastrose per le riserve alimentari! Ma non sempre il turismo di massa è stato foriero di benefici per gli abitanti: il ciclo di vita di una località è vertiginoso. A mano a mano che un luogo sconosciuto e bucolico diventa destinazione popolare emerge il sovraffollamento, l’inquinamento e si cerca un altro posto da sfruttare. Così è stato per il passato e così è oggi.
L’ultimo ritrovato dell’industria delle vacanze del 2002 sono stati ad esempio i soggiorni al Faro o Lighthouse; il fascino del mare e della natura uniti ad un relax pressoché totale hanno fatto esplodere la domanda di affitto di alloggio nelle sentinelle del mare. Ricca l’offerta tutto sommato: il Redding-sboot dotato di un’unica ed elegante suite ad Harlingen nella Frisia olandese, il californiano Pigeon Point Lighthouse vicino a San Francisco, il Sentinel Island Lighthouse che brilla in Alaska. Per esperienze meno esotiche vince la Croazia: tra le migliaia di isole disseminate lungo la sua costa si contano circa 1000 fari, anche se solo 12 degli ottocento esistenti sono destinati ai turisti. E si possono affittare per cifre concorrenziali con molti resort.
A far concorrenza in Europa abbiamo poi la Norvegia e la Scozia. In Italia per adesso ci dobbiamo accontentare della visita giornaliera alla Lanterna di Genova.

Dal viaggio per studio e piacere percorso in carrozza, poi allo traumatico spostamento sulla strada ferrata ed infine all’intimità della propria automobile, i turisti si sono velocemente abituati agli spostamenti aerei. Un velocissimo cambiamento delle proprie abitudini che nella società odierna rappresentano esattamente il ritratto della società del presente: la vita è più frenetica, mancano il tempo e i soldi: ma non si è disposti invece ai disagi, alle scomodità e i turisti in massa, che desiderano ripercorrere il fascino che da sempre il viaggiare esercita sull’uomo, sono disposti a tutto ed ecco il trionfo delle micro-vacanze. Tutto viene concentrato in pochi momenti in cui assaporare la visione di un tramonto, di un museo, di un paesaggio tropicale, a scapito del piacere di assaporare l’avvicinamento ad un luogo. A scapito della conoscenza degli abitanti e della cultura locale (che viene proposta sotto forma di surrogato), e dei luoghi che vengono letteralmente presi d’assalto…. mordi e fuggi….Se l’aereo ha dato la possibilità a quasi tutti, di catapultarsi in poche ore da un angolo all’altro della terra, è vero che ha permesso la diffusione dei viaggi, esclusiva un tempo solo delle persone abbienti, ma certo ne ha svilito la magia, il fascino, la scoperta. Il turista oggi si vede ineluttabilmente costretto in fughe voraci, costretto in attività organizzate dove il fattore tempo è il padrone ed è costantemente monitorato e controllato e organizzato.

Per viaggiare, cosa si farebbe! Ma questo dimostra che il concetto del viaggio, della scoperta di luoghi lontani è ancora presente nell’uomo. Per chi ama viaggiare anche questo è un modo, l’unico per farlo, fintanto che il Mondo riserverà ancora dei paesaggi degni di essere visti, delle culture da conoscere, fintanto che la globalizzazione nella sua accezione negativa, non appiattirà i confini e le origini dell’Uomo. Allora viaggeremo verso lo Spazio e chissa?